TELERISCALDAMENTO: L’ENERGIA CHE VIENE DA LONTANO

Teleriscaldamento

Sono tempi difficili, soprattutto dal punto di vista climatico… Ecco perché oggi proviamo ad aumentare la temperatura parlando di Teleriscaldamento.

Il cambiamento climatico in atto sta trasformando profondamente le nostre abitudini, anche dal punto di vista dei consumi energetici, e della loro tipologia. Prova ne sono ad esempio le fluttuazioni (anche importanti) che riguardano i dati di utilizzo del gas metano in inverno, e quelli relativi al consumo di energia elettrica per il raffrescamento estivo.

Si tratta di una questione ancora sotto la lente di ingrandimento degli studiosi, ma il dato di fatto è che la “dieta energetica” delle persone sta variando. Cambiano insieme a quest’ultima anche le tecnologie che la alimentano, ed è per questo che oggi abbiamo deciso di dedicare un approfondimento al tema.

La questione riguardante il teleriscaldamento-teleraffrescamento sembrerebbe un ambito relativamente poco interessante e che ci tocca da lontano. Una tecnologia che viene sfruttata principalmente negli USA, che si basa principalmente su sistemi centralizzati, e che può essere applicata a casi piuttosto specifici. Questa particolare tecnologia  tuttavia merita un approfondimento, data la nostra abitudine di analizzare le tematiche legate al mondo dell’energia da una pluralità di punti di vista. Cercheremo quindi di capire come le fonti rinnovabili si applichino a questo sistema.

TELERISCALDAMENTO: COME FUNZIONA

È un sistema che utilizza energia prodotta da fonti e sistemi esterni e lontani dal luogo di utilizzo (a volte anche diversi chilometri) per produrre calore. Questo viene poi sfruttato per produrre acqua calda per uso domestico e industriale.

Si tratta di un sistema particolare, in quanto si basa sullo sfruttamento di fonti energetiche di “scarto” che permettono di riscaldare l’acqua utilizzata a fini domestici o industriali. Possiamo quindi parlare di un sistema che già di per sé dimostra degli aspetti “green“, soprattutto se lo pensiamo all’interno di una logica di riciclo. La tecnica di cui si avvale il teleriscaldamento per svolgere la sua funzione è principalmente lo scambiatore di calore. Si tratta di un dispositivo che permette la cessione dell’aria calda che sta passando per le tubazioni della rete pubblica, convogliando all’interno delle diverse reti domestiche e industriali.

TELERAFFRESCAMENTO: IL ROVESCIO DELLA MEDAGLIA

il discorso che riguarda il teleraffrescamento può essere riassunto con l’espressione “il rovescio della medaglia” rispetto al teleriscaldamento. Infatti questa tecnologia sfrutta l’acqua fredda proveniente da processi esterni, e la fa ricircolare all’interno di tubazioni che percorrono l’interno delle strutture in muratura costituenti gli spazi da climatizzare. Queste permettono lo scambio termico, fanno sì che il calore sia catturato dal fluido, che si scalda e viene portato esternamente allo spazio da climatizzare.

Le reti di tubazioni necessarie sono le stesse utilizzate per il teleriscaldamento, in quanto non esistono nel nostro paese dei sistemi separati e autonomi.

I vantaggi di questa applicazione sono chiari. Si evidenzia infatti un risparmio in termini sia di energia utilizzata che di risorse idriche. Ricordate che poi un sistema non esclude l’altro, e che far coesistere teleriscaldamento e teleraffrescamento richiede sì un investimento iniziale, ma determina un risparmio sul medio-lungo periodo

UN TEMA “SCOTTANTE”

Abbiamo visto quindi come questi sistemi utilizzino l’energia e il calore prodotti da fonti non prossimali e di tipo generalmente geotermico.

La particolarità dei sistemi di nuova concezione è che questi ora possono essere alimentati da energia solare e dalle cosiddette “bioenergie” come gli e-fuel, ma soprattutto biogas e il biometano.

Il punto fondamentale rimane come si va a generare calore, perché le fonti geotermiche hanno come fattore intrinseco questa capacità. Il fotovoltaico può essere utilizzato per tale scopo sfruttando appunto la tecnologia del “solare termico”. Le bioenergie invece, si sostanziano in fluidi o gas che devono essere sottoposti a combustione o alta pressione per ottenere calore.

Per poter quindi definire quindi il processo “sostenibile” è necessario considerare tutti questi aspetti, inoltre il combustibile utilizzato farà la differenza. Ecco che un graduale passaggio dal solo geotermico a una progressiva diversificazione energetica, dovrà essere integrato con altre fonti, portando davvero verso un’ottica circolare.

La ricerca spinge a sviluppare sempre nuove soluzioni; con novità che tengono sempre più conto di tutta una serie di requisiti ecologici. Siamo quindi in presenza di una rivoluzione tecnologica, che fra le altre cose, ci permetterà di guardare il classico “fumo” che esce dai tombini, non solo da un punto di vista “hollywoodiano”, ma soprattutto come una opportunità di sviluppo sostenibile in più.

È infatti solo grazie alla diversificazione, e ad un approccio di ricerca e sviluppo continuo, che cresceranno anche le opportunità di generare #energiaallaportataditutti

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