AZIENDE-BIOMETANO
Un binomio che risulta sempre più vincente. Tuttavia permangono (spesso ingiustificate), delle ritrosie che si registrano soprattutto da parte degli imprenditori. Vediamo quali sono, e analizziamo il ruolo delle aziende nella creazione di questa “catena rinnovabile”.
Il biometano da FORSU ha una serie di caratteristiche che lo rendono particolarmente adatto agli usi industriali. Infatti nella sua composizione è presente un quantitativo maggiore di anidride carbonica e altri composti accessori.
Consideriamo poi che la produzione annuale italiana di biometano è di circa 7.000.000.000 di metri cubi, prodotti partendo quasi esclusivamente da materiali di scarto provenienti da Lombardia (circa 1,1 mld di
tonnellate di FORSU), Veneto, Emilia Romagna e Campania (circa 700.000 tonnellate di FORSU ciascuna).
IL VANTAGGIO DI “FARE RETE” PER LE IMPRESE
Per superare le difficoltà di un mercato in continua evoluzione, che non si ferma più ad iniziative estemporanee e scoordinate di singoli attori o gruppi imprenditoriali, stanno emergendo sempre più tutta una serie di reti di imprese e consorzi energetici. Questi organismi “aggregatori di interessi” mettono insieme in maniera sempre più sistematizzata e coordinata risorse e competenze. Le associazioni di categoria, come il CIB (Consorzio Italiano Biogas), svolgono un ruolo imprescindibile nell’affiancare e supportare le aziende nel loro sviluppo e radicamento, promuovendo la formazione tecnica e facendo pressione sulle istituzioni per semplificare un quadro normativo ancora troppo complesso e burocratizzato.
Alcune regioni italiane inoltre, si stanno spingendo anche più in la; stanno sperimentando sportelli unici per l’energia rinnovabile. Questi offrono assistenza tecnica e amministrativa alle imprese intenzionate a investire in una risorsa strategica come il biometano.
Uno dei principali vantaggi del prodotto gassoso della digestione anaerobica inoltre, è la sua compatibilità con l’infrastruttura esistente del gas naturale.
Una volta che il processo di “upgrading” si è compiuto, infatti, il biometano può essere immesso nella rete nazionale, per essere distribuito su tutto il territorio. Questo passaggio consente alle imprese di accedere a una fonte di energia rinnovabile, senza dover modificare le specifiche tecniche dei propri impianti o processi produttivi in maniera radicale.
AZIENDE – BIOMETANO: LE MIGLIORI “CONDIZIONI DI PROCESSO”
Tuttavia, l’immissione in rete non è un processo automatico, in quanto richiede alcuni passaggi preliminari e la realizzazione di opere propedeutiche:
L’ ottenimento di Autorizzazioni ambientali e tecniche da parte degli enti locali e del gestore di rete rappresenta l’aspetto burocratico per eccellenza di tutto il processo. Il punto di riferimento normativo in questo caso, è rappresentato dal procedimento unico 387/2003.
L’edificazione di Stazioni di connessione certificate; è il primo passo per poter controllare il flusso del gas in maniera precisa. Ciò permette alle aziende di avere sempre sotto controllo un fattore fondamentale. La pressione nella rete di distribuzione. Il biometano per passare dallo stato di alta pressione nella rete, a quello di medio-bassa pressione per il trasporto, necessita di una infrastruttura performante e sicura. Un fattore da non sottovalutare nella realizzazione del proprio impianto.
L’implementazione di sistemi di misura e controllo della qualità del gas è un passaggio successivo, ma fondamentale per quanto riguarda la qualità del prodotto. I parametri che determinano la qualità del biogas sono principalmente la temperatura, il PH e il flusso. L’indicatore del PH è particolarmente importante, in quanto una sua minima variazione può influire in maniera determinante sull’attività dei batteri responsabili della produzione del biometano. Un PH ideale dovrebbe essere compreso fra 7 e 8.
La temperatura di processo ideale può essere compresa fra 35°- 40° (condizioni mesofile) e 50°-55° (condizioni termofile). la percentuale media di metano presente all’interno del composto, per avere un processo stabile, deve attestarsi fra il 55% e il 70%. Fondamentale è poi tenere sotto controllo la percentuale di VFA (volatile Fatty acids – Acidi Grassi volatili) nella frazione liquida del digestato; Un loro aumento può infatti produrre un abbassamento del PH, inibendo il processo di formazione del biogas. Questo valore può essere tenuto sotto controllo grazie a metodi come la gascromatografia, la spettrofotometria e la spettroscopia di assorbimento laser a diodi regolabili (TDLAS).
UN RAPPORTO IN EVOLUZIONE
Attualmente, i dati ci dicono che in Italia sono presenti 115 impianti per la generazione di biometano connessi alla rete. Questi producono attualmente circa 570 Mln di m3 l’anno. tuttavia il potenziale che il nostro paese può esprimere in termini di investimenti in questa tecnologia, è molto più ampio.
Secondo le stime del C.I.B nel corso dei prossimi anni in Italia si potrebbero produrre fino a 10.000.000.000 di metri cubi di biometano (1/3 del fabbisogno nazionale), Il PNIEC fissa l’obbiettivo 2030 su 5.000.000.000 di metri cubi di produzione annua. tuttavia per poter mettere veramente in opera i processi necessari alla realizzazione di questo obbiettivo, sono necessarie una serie di migliorie. In particolare parliamo di:
- Stabilizzazione del quadro normativo: una misura progressiva e non più prorogabile se ci si pone l’obbiettivo di garantire continuità agli incentivi per il settore.
- Semplificazione delle procedure autorizzative: con lo scopo di determinare tempistiche chiare e trasparenti;
- potenziamento degli investimenti dedicati al miglioramento e potenziamento della rete: per facilitare la procedura di distribuzione.
- Promozione continua e “circolare” della R&D: il miglioramento dell’efficienza degli impianti, diventa la condizione necessaria per il continuo sviluppo delle tecnologie legate al biometano..
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