Microplastiche: Cosa sono? Qual è il loro impatto sull’Ambiente?

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Le microplastiche, come si può già intuire, sono piccolissimi pezzi di plastica dello spessore inferiore ai 5mm che si sono accumulati nell’ambiente in seguito all’inquinamento causato dalla plastica. Sono presenti in una grande varietà di prodotti, dai cosmetici ai vestiti sintetici, dalle buste di plastica alle bottiglie. Molti di questi, infatti, entrano prontamente a far parte dei rifiuti ambientali: basti pensare alle bottigliette di plastica o alle buste che spesso vengono ritenute “usa e getta”.

 

Proprietà delle microplastiche

Le microplastiche consistono in catene di polimeri composte da atomi di carbonio e idrogeno. Altri composti chimici come i ftalati, gli eteri di difenile polibromurato (PBDE) e il tetra bisfenolo A (TBA) sono di solito presenti; molti di questi si disperdono nell’ambiente quando la plastica inizia a degradarsi, inquinandolo ulteriormente.

Microplastiche primarie e secondarie

Le microplastiche possono essere divise in due gruppi: primarie e secondarie. Le prime riguardano le microsfere che si trovano nei prodotti per la cura personale, pallini di plastica usati nell’industria manifatturiera e fibre plastiche usate nei tessuti sintetici (per esempio il nylon). Quelle appartenenti al gruppo delle primarie vengono immesse nell’ambiente direttamente e da vari canali: il principale è l’utilizzo fisico dei prodotti in cui sono inserite (i prodotti per la cura personale che vengono rilasciati nei sistemi di trattamento delle acque), la perdita involontaria durante la produzione o il trasporto, l’abrasione durante il lavaggio (questo riguarda maggiormente le fibre sintetiche dei vestiti durante il processo di lavaggio). Le microplastiche secondarie, invece, si formano dalla decomposizione di plastiche di dimensioni più grandi presenti nell’acqua, abrase dal vento o sottoposte costantemente alle radiazioni ultraviolette del sole.

 

Impatto sull’ambiente e sulla salute

Le microplastiche non sono biodegradabili. Proprio per questo, una volta presenti nell’ambiente, queste si accumulano e vi rimangono. Sono state trovate in svariate regioni e ambienti diversi, inclusi gli oceani e gli ecosistemi in cui sono presenti dei corsi d’acqua. Solamente negli oceani, l’inquinamento annuo dovuto a plastiche e microplastiche si stima sia dalle 4 alle 14 tonnellate. Questi piccoli frammenti di materia non sono solo un inquinante per le acque, ma lo sono anche, e soprattutto, per l’aria. Data la loro dimensione esigua possono anche spostarsi per via aerea sotto forma di fibre o di polveri. Gli effetti sulla salute dovuti alla loro inalazione sono ancora al vaglio dei ricercatori. Nel 2018, sia in sistemi marini che di acqua dolce, le microplastiche sono state trovate in 114 specie acquatiche diverse. Sono infatti state individuate nei tratti digestivi e nei tessuti di molti esseri invertebrati che popolano i nostri mari, inclusi i crostacei e i granchi. I pesci e gli uccelli in particolare sono predisposti all’assunzione di quelle microplastiche che, galleggiando sulla superficie dell’acqua, possono essere scambiate per cibo. La loro ingestione causa un’assunzione di nutrienti inferiore da parte degli esseri viventi, che si trovano con meno energie per adempiere alle funzioni vitali. Questo può sfociare anche in disturbi neurologici e intaccare il loro apparato riproduttore. Si sospetta che le microplastiche si siano fatte strada nelle catene alimentari marine, dallo zooplancton e piccoli pesci ai grandi predatori marini.
Ma non sono solo un problema per la salute della fauna marina; riguardano strettamente anche noi uomini. Alcune loro tracce infatti sono state rinvenute nell’acqua che beviamo, nella birra e nei prodotti alimentari, inclusi il pesce e il sale marino. In un progetto pilota che ha coinvolto 8 individui provenienti da 8 zone differenti del mondo, tracce di microplastiche sono state rivenute in ogni partecipante.

 

Ridurre l’inquinamento causato dalle microplastiche

Tra il 1950 e il 2015 sono stati generati circa 6.300 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica. La maggior parte di questi rifiuti, circa 4.900 milioni di tonnellate, sono finiti nelle discariche e nell’ambiente. Sulla base delle tendenze di quel periodo, i ricercatori stimavano che entro il 2050 la quantità di rifiuti di plastica nelle discariche e nell’ambiente avrebbe raggiunto i 12.000 milioni di tonnellate. Ciononostante, i potenziali pericoli dell’inasprimento dell’inquinamento da materie plastiche, in particolare dell’inquinamento da microplastiche, sono rimasti ampiamente ignorati dai governi e dai responsabili politici.
Per superare questo ostacolo culturale, alcuni enti hanno sviluppato dei progetti in più di 100 Paesi del mondo volti ad educare e a sensibilizzare le persone su questa problematica che sta attanagliando la salute del nostro Pianeta. Inoltre sono state avviate campagne con lo scopo di informare riguardo al riutilizzo e al riciclo della plastica.
Il risanamento di microplastiche già presenti nell’ambiente è un altro componente chiave della riduzione dell’inquinamento. Le strategie in fase di sviluppo includono l’uso di microrganismi in grado di abbattere i polimeri plastici sintetici; un certo numero di specie batteriche e fungine, infatti, possiede capacità di biodegradazione, assorbendo le sostanze chimiche come il polistirolo, il poliuretano, il poliestere e il polietilene. Tali microrganismi possono potenzialmente essere applicati alle acque reflue e ad altri ambienti contaminati.

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